homehomeASSEMBLEE E BILANCIEVENTISPORT E SOLIDARIETà - TOUR DEL MADAGASCAR IN MTB INSIEME AL C.A.I. DI LUINO (VA)

Sport e Solidarietà - Tour del Madagascar in MTB insieme al C.A.I. di Luino (VA)

In Madagascar ci chiamavano matti, pensare di percorrere in bicicletta i 510 km di piste sterrate e sconnesse da Ihosy a Fort Dauphin era considerata una cosa da fuori di testa, ed infatti non l’aveva mai fatta nessuno, ci siamo riusciti e grande è la soddisfazione.
Intendiamoci non abbiamo fatto un’impresa impossibile, non abbiamo scalato l’Everest, ma siamo comunque consapevoli di aver portato a termine qualcosa che nessuno aveva mai tentato prima.
La pazza idea era da tempo nei pensieri miei, di Graziella e Adriano ed era nata durante i massacranti viaggi in fuori strada per raggiungere le varie missioni dove l’Associazione Amici del Madagascar programmava campi di lavoro per volontari.
Con gli automezzi fuori strada si fa una media oraria di 12-15 km all’ora, ridendo si diceva: ma facciamo prima in bicicletta, e con meno scossoni. Dillo oggi, dillo domani, alla fine ce l’abbiamo fatta davvero.
L’occasione è arrivata quando la sezione del CAI di Luino, per ricordare in modo originale il 60° di fondazione, ricercava un evento un po’ particolare che coniugasse sport e solidarietà.
Detto, fatto, io Graziella e Adriano proponiamo al Consiglio CAI la nostra “pazza idea”, il Gruppo Mountain Bike è entusiasta e parte l’organizzazione.
Il significato ideale dell’evento è bene espresso nella presentazione dello stesso dove tra l’altro si dice: ”Accostare la volontaria fatica fisica alla purtroppo non volontaria fatica del vivere quotidiano di gran parte della popolazione che si incontrerà sul percorso, vuole essere un segno di solidarietà e di condivisione delle sofferenze”.
L’evento ha subito ottenuto il patrocinio di Comune di Luino, Comunità Montana Valli del Luinese e Provincia di Varese e la sponsorizzazione di Enti pubblici e privati per poter lasciare un segno tangibile di solidarietà nelle varie missioni incontrate.
Infatti ogni partecipante ha pagato interamente la propria quota e la somma raccolta è stata interamente consegnata in Madagascar.

Graziella, Francesco, Enrico, Giovanni, Fabrizio, Piero e Gabriele partono da Malpensa il 22 settembre con le loro biciclette (una verrà comperata a Tanà e lasciata al termine del tour alla missione di Fort Dauphin) con tanta voglia di pedalare e di fare un’esperienza unica ed entusiasmante.
Tranne Graziella (94° viaggio) e Francesco (10° viaggio) gli altri sono tutti al loro primo viaggio in Madagascar. Dopo lo scalo a Parigi e 11 ore di volo si atterra a Tanà, riposo notturno al Cheval Blanc e al mattino di buon ora partenza in macchina per Fianarantsoa. Il programma prevede infatti due tappe in macchina per un totale di 620 km e 7 tappe in bike.
Le due macchine fuori strada, una dell’Associazione e l’altra noleggiata come pure un furgone per biciclette e bagagli, ci seguiranno in tutto il percorso risultando in diverse occasioni un indispensabile aiuto.
Altra mezza giornata di viaggio da Fianarantsoa a Ihosy, poi montaggio e messa a punto delle bici e piccola sgambatina di allenamento. Intanto i neofiti hanno cominciato a prendere contatto con la realtà malgascia, risaie, piccole fornaci di mattoni di terra rossa, panni stesi al sole, bancarelle e mercatini dove viene offerto di tutto e di più, ma soprattutto con la gente e con la moltitudine di bambini, sporchi e malvestiti ma sempre sorridenti e festosi.
E cominciano le prime riflessioni e considerazioni sulle condizioni del terzo mondo che saranno l’argomento quasi unico dei discorsi serali.
Il giorno dopo, dall’antenna di Radio Ihosy di padre Attilio Mombelli, missionario della provincia di Como, parte l’avventura dell’allegra brigata.
Dopo una prima parte abbastanza pianeggiante su un bel sterrato di terra rossa, cominciano i sali scendi, la strada si fa sconnessa, il caldo opprimente, si beve molto e cominciano ad essere utili i consigli dietetici del Dott. Ottaviani,responsabile scientifico della ditta Difass-EthicSport (www.ethicsport.it) che ci ha fornito gratuitamente prodotti di integrazione professionale per lo sport ed una tabella studiata ad hoc per ogni tappa.
Per la sicurezza e per avere a disposizione un minimo di servizi (gabinetti e docce) sia pure molto spartani, i pernottamenti sono previsti sempre all’interno delle missioni e, per non essere di peso e creare meno problemi possibile, abbiamo a disposizione tende e materiale per preparare cena e prima colazione in modo autonomo.
A viaggio concluso possiamo dire che l’accoglienza è sempre stata ottima, in relazione al tipo di missione, e non abbiamo mai dovuto montare le tende perché ci hanno sempre messo a disposizione locali idonei per passare la notte, in alcuni casi vere e proprie camere d’albergo.
Si sapeva che la prima tappa sarebbe stata dura, 118 km per arrivare a Betroka, prima missione conosciuta dopo Ihosy, non sono pochi specie su quel terreno, siamo arrivati stanchi, sporchi, assetati ed affamati ma l’accoglienza delle suore del lebbrosario di Betroka e stata veramente squisita, un bel stanzone con comodi letti, doccia e soprattutto una stupenda e abbondante cena ci hanno subito rimesso a posto.
Ma in Madagascar l’imprevisto è sempre in agguato, e che imprevisto!
Il giorno precedente il nostro arrivo a Betroka, un gruppo di banditi armati ha preso d’assalto la gendarmeria locale per rubare armi e munizioni da usare per future rapine, sono stati respinti dai gendarmi che ne hanno uccisi cinque.

Volti sgomenti e perplessi, allora che si fa? Sentiamo cosa ci dicono in Gendarmeria.
Ci assicurano che fino a Isoanala non c’è problema ma occorre prendere contatti con la locale Gendarmeria e sentire cosa dicono.
Il mattino si parte con le lacrime agli occhi dopo aver visitato il lebbrosario, parlato con gli ammalati e fatto il pieno di angoscia e tristezza per quello che si è visto.
Pedalando si cerca di dimenticare, si ride, si scherza, si fatica, si fanno foto, ma il pensiero è sempre lì tra quei poveri lebbrosi che nessuno vuole, neanche la legge, pe

Abel

A sei anni un camion gli ha tranciato tutte e due le gambe, famiglia poverissima assolutamente non in grado di affrontare le spese per interventi,  protesi e riabilitazione.


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